mercoledì 16 novembre 2011

Se lo Stato di emergenza diventa la regola

In Italia l’emergenza sta diventando una condizione esistenziale cronica. E questo non va bene.
In teoria, sono più di cinquant’anni che non ci sono guerre sul territorio nazionale ma non possiamo certo affermare che gli italiani vivano in pace.
Tante emergenze, anzi troppe. Dall’emergenza criminalità all’emergenza maltempo, dall’emergenza rifiuti all’emergenza ambientale, dall’emergenza terrorismo all’emergenza inquinamento. Non si fa in tempo a dimenticare un’emergenza e ne arriva subito un’altra. Ora tocca all’emergenza economico-finanziaria a livello nazionale ed internazionale, il cui approdo non poteva che essere un governo tecnico di emergenza quale quello varato da Mario Monti.
Ogni emergenza, nel momento in cui si manifesta, va affrontata e su questo non c’è alcun dubbio. La cosa antipatica è che molte situazioni che danno luogo alle emergenze potevano essere previste e prevenute. Un altro aspetto antipatico è che quando si verifica un’emergenza, bisogna agire con prontezza ma nello stesso tempo, bisogna stabilire delle regole e delle priorità e, quindi, è necessario dedicare tutte le energie affinché tutto si risolva per il meglio. E così passano in secondo piano istanze legittime e sacrosante, diritti conquistati con impegno e sacrificio. Ogni emergenza lascia dietro di sé distruzione e macerie e solo dopo che è passata si potrà parlare di ricostruzione.

L’emergenza di questi giorni assurdi ci sta costringendo a farci alcune domande molto serie. Si poteva evitare tutto questo? Di chi è la colpa? L’Italia è vittima dello strapotere delle altre nazioni o è vittima di se stessa? E poi su tutte: che ne sarà di noi? Ce la faremo? Come saremo nei prossimi cinque-dieci anni? È inevitabile chiederci tutto questo. Le domande ed i dubbi sorgono spontanei in questi casi. Molto meno scontato trovare risposte convincenti.
Ora tutti i riflettori sono puntati su di lui, Mario Monti: riuscirà il nostro eroe a farci evitare il baratro di un default finanziario? Troppo comodo pensare che una situazione così compromessa ed ingarbugliata possa essere risolta in tempi rapidi, anche con le migliori intenzioni e l’impegno possibile. Non dimentichiamo che fino a pochi giorni fa c’era ancora chi si rifiutava perfino di ammettere la gravità della situazione.
Se posso dire la mia, vorrei rivolgermi al nuovo Presidente del governo e pregarlo innanzitutto di non prenderci in giro. Non possiamo più accettarlo né permetterlo. Non possiamo più tollerare che si facciano dichiarazioni che poi si rivelino infondate né promesse che non possano essere mantenute. Forse, almeno in questo, molti italiani hanno imparato la lezione.
Caro Dott. Monti, noi italiani sappiamo vivere anche con poco ma non vogliamo più subire privilegi ed abusi. Vogliamo sentire il suono di parole che abbiamo dimenticato in questi anni, come etica, perequazione, giustizia sociale, responsabilità, solidarietà, sostenibilità. Ogni crisi può essere anche un’occasione e un’opportunità e, grazie alla sua grande preparazione ed esperienza, lei lo sa meglio di tutti. Però mi preme anche soffermarmi su un concetto espresso da Einstein: “non si possono risolvere i problemi con la stessa mentalità che li ha creati”. L’Italia non cresce in maniera significativa da anni ma mi sembra anche che la direzione di quel minimo di crescita, non sia proprio quella migliore.
Anch’io ho studiato, certo molto meno di lei, e mi sono innamorata di quelle teorie economiche in cui il benessere del singolo non era in contrasto con il benessere sociale. Ho sempre creduto a quelle correnti evolute di pensiero che affermano che l’impresa possa essere volano di sviluppo se imprenditori e manager non pensano solo al pur legittimo tornaconto ma hanno a cuore anche gli interessi del paese in cui operano. Abbiamo bisogno di persone che riescano a guardare un po’ più in profondità rispetto alle loro tasche. Abbiamo bisogno di riscoprire che dietro ai numeri, alle cifre, ai soldi ci sono persone che lavorano, famiglie che devono andare avanti, giovani che devono studiare in modo adeguato e garantirsi un futuro, malati che hanno bisogno di un’assistenza sanitaria che rispetti la dignità delle persone, anziani che hanno lavorato per una vita intera.
Non abbiamo bisogno degli interessi delle lobby che vogliono mantenere i privilegi della casta in cambio di sostegno politico a destra, a sinistra e al centro e a danno dei più deboli.
Non abbiamo bisogno di volgarità, di saltimbanchi e di ballerine da strapazzo.
Ce la possiamo fare e ce la dobbiamo fare. Dopo ogni tempesta, prima o poi splende l’arcobaleno.

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