venerdì 25 novembre 2011

Se oggi la scuola è assente o impreparata

Ho avuto la fortuna di frequentare le scuole pubbliche dell’obbligo tra gli anni 70 e 80 in un quartiere popolare di Napoli. Elementari e medie in edifici ariosi e puliti, nonostante le difficoltà ed il sovraffollamento: sono figlia del baby boom.
Certo, qualche problemino c’era anche allora . A volte erano i pidocchi, a volte qualche bulletto e ogni tanto capitava anche qualche insegnante insipiente.
Su tutto dominava l’allegria di noi ragazzi e l’impegno di insegnanti, presidi, personale non docente.
Le moderne tecnologie non avevano ancora fatto il loro ingresso nelle scuole ed il massimo era una calcolatrice. (Ho avuto modo di rifarmi: sono pure meglio di certi Internet natives).
Eppure, tutto funzionava quasi alla perfezione. Ognuno conosceva il suo ruolo, i propri limiti, i propri diritti.
Tra questi diritti c’era sicuramente quello di essere giovani e vivaci. Nessuno mi ha fatto mai accusato se amavo chiacchierare con la mia compagna di banco o se ogni paio di ore sentivo l’impellente bisogno di uscire all’aula per una boccata d’aria e non solo per bisogni fisiologici. Nessuno si è mai scandalizzato se al momento del suono della campanella ci alzavamo in modo un po’ rumoroso per dirigerci verso le scale. Al massimo qualche rimprovero. Sicuramente insegnanti e presidi (allora si chiamavano ancora presidi e non dirigenti scolastici) ci invitavano a tenere un comportamento corretto e la loro voce autorevole che ogni tanto si alzava un po’ di tono e volume era quasi rassicurante. A scuola mi sentivo come a casa e, quindi, regole e libertà erano perfettamente equilibrate. C’era il momento per stare zitti e tranquilli e c’era il momento per un po’ di relax. Anche le diverse discipline erano opportunamente dosate. Italiano, matematica, storia, geografia,inglese erano sicuramente le materie più impegnative mentre l’educazione tecnica, l’educazione fisica, la religione e l’educazione artistica ci regalavano anche momenti in cui era possibile fare cose divertenti, utili ma un po’ più leggere.
Non voglio essere troppo nostalgica ma, sia grazie alla mia famiglia che alla scuola, ho trascorso un’infanzia tutto sommato serena. Alle scuole dell’obbligo ho trovato le basi necessarie e sicure per procedere in tutta tranquillità: le superiori, l’università, il lavoro, i master. Imparare è sempre stato per me uno stile di vita, un modus vivendi che non mi ha mai abbandonato.
Oggi tocca a mio figlio: ragazzino sveglio ed educato, come molti suoi coetanei. Noi viviamo in quartiere residenziale della provincia più urbana dove lo standard di vivibilità è anche superiore rispetto alla città ma, nonostante tutto questo, da genitrice impegnata, devo confrontarmi ogni tanto con situazioni che forse i miei genitori non hanno affrontato ma che sono molto comuni tra i genitori dei nostri tempi.
La scuola è cambiata ma non in meglio. Sono cambiati i ragazzi ma, soprattutto, sono cambiati i docenti ed è cambiato notevolmente il clima all’interno delle scuole. No, ambientalisti e WWF stavolta non c’entrano o meglio potrebbero essere chiamati in causa, se qualcuno avesse il coraggio di dichiarare la scuola italiana come una specie a rischio in via di estinzione.
Non ne posso più di riunioni inconcludenti travestite da forme di partecipazione democratica. Non ne posso più di insegnanti burocrati che hanno più a cuore il dover rendicontare al preside, anzi al dirigente scolastico, che non il bene ed il futuro dei ragazzi. Non digerisco il continuo scaricabarile da parte della scuola nei confronti di genitori e del fare di tutt’erba un fascio. Non posso accettare che i ragazzi si trovino come insegnanti persone culturalmente e pedagogicamente non competenti per non parlare di veri e propri casi patologici. È evidente la scuola è malata com’è malata la società stessa. Purtroppo, ci vanno di mezzo i ragazzi e sono proprio loro a subire il danno maggiore, sia per il presente che per il futuro.


L'ultima, in ordine di tempo, è la prospettiva adombrata dalla dirigente che l'insegnante di lettere, riferimento fondamentale per tutte le classi di ogni ordine e grado, venga sostituita per legittimi motivi di salute. Il problema è che l'insegnante che dovrebbe prendere il suo posto è una persona con evidenti disturbi psichici. Mi dispiace per il caso umano ma non sono certo i ragazzi che devono subirne le conseguenze. Mi sembra evidente che l'idoneità psicofisica sia un requisito fondamentale per poter accedere all'insegnamento e per poter trattare con "materiale umano altamente delicato" qual è una classe di adolescenti o preadolecsenti. Che vogliamo fare? Li vogliamo rovinare sia dal punto di vista didattico che umano? Come se già non bastassero alcuni elementi che hanno avuto la sfortuna di incontrare sul loro cammino scolastico.


Per fortuna, non mancano anche esempi positivi di dedizione, di competenza ma diventano sempre più rari. I ragazzi sono sempre più insofferenti e i genitori pure...

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