Stavolta le mie parole saranno più strapazzate del solito perché è difficile esprimere il turbinio di sentimenti che affiora nel mio animo in questi giorni.
Giulio, anzi zio Giulio, è morto due giorni fa. In realtà dal punto di vista genealogico, era lo zio di mio marito, il fratello di mia suocera ma mi era molto caro. Aveva quasi novant'anni ed era malato da tempo immemorabile. Accudito amorevolmente da mia suocera è stato in questi 26 anni trascorsi da quando l'ho conosciuto, una presenza costante ma discreta.
Non lo vedevo spesso, anche il giorno di Pasqua, pur sapendo che le sue condizioni già gravi erano ormai critiche, non sono andata a fargli visita. Sono stata a casa dai miei suoceri e lui si trovava due piani più su, nella camera alta.
Un po' come quando sai che un bambino sta dormendo e non vuoi svegliarlo e lo lasci tranquillo perché quella è la cosa migliore per lui e volgi a lui il pensiero con tenerezza.
Giulio anche se aveva ormai quasi 90 anni era come un bambino. Sia perché invecchiando si torna un po' bambini, sia perché per le sue condizioni di salute andava assistito ed aiutato per qualunque cosa. Erano circa sei anni che non usciva di casa, era ormai cieco e costretto a letto per quasi tutto il tempo. Sei anni fa era stato malissimo, sul punto di morire, tanto che gli era stata praticata l'unzione degli infermi ma che solitamente viene chiamata estrema unzione. I medici in ospedale non davano nessuna speranza, si trovava in coma dopo un intervento con tutti i valori sballati. Eppure, si era svegliato dal coma, riprendendosi miracolosamente ed era tornato a casa.
Zio Giulio era una persona semplice, una delle persone più buone che abbia mai incontrato nella mia vita. Non gli ho sentito mai dire una parola negativa contro nessuno, non l'ho mai sentito lamentarsi per le sue condizioni di salute e certo che di motivi per lamentarsi ne aveva, avendo perso ogni residuo di autonomia.
Da tanti anni dipendeva in tutto e per tutto da mia suocera che in maniera esemplare lo accudiva con amore, occupandosi di lui con tutte le cure possibili.
Zio Giulio non era sposato, non aveva avuto figli ed era vissuto sempre in famiglia. Una persona semplice con una vita semplice ma che a me ha dato più lezioni di tanti professoroni o presunti tali che ho incontrato nella mia vita.
Forse è per questo che ieri durante i funerali e ancora oggi un fiume di lacrime mi sgorga dal cuore, da dentro, smuovendo i miei pensieri e sentimenti più profondi.
Zio Giulio incarnava moltissime virtù evangeliche: la mitezza, la pazienza, la letizia anche nella sofferenza, l'abbandono a Dio, la comunione continua con Lui, l'amore per il prossimo. Il tutto condito da un briciolo di ingenua ironia che lo rendeva anche simpatico.
Zio Giulio non questionava di ortodossia, non si poneva il problema di essere nel giusto se pregava il rosario o se sentiva Radio Maria. La sua fede lo accompagnava sin da bambino ed aveva accolto Gesù come un bambino e Gesù era con lui e in lui, senza alcun dubbio. Sono tanti i brani evangelici che sento di poter accostare senza alcun timore alla vita di zio Giulio.
A casa di zio Giulio, il tempo scorreva con ritmi diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati. La pulizia, le cure mediche, il pranzo e la cena. Durante la giornata si avvicendavano badanti, infermieri, medici, fisioterapisti in un clima di calma e di pace e su tutto lo sguardo vigile e le mani operose di mia suocera.
Nessun lamento, nessuna disperazione. Mai. Storie come quelle di zio Giulio sono storie che mandano in crisi anche i credenti più solidi.
In un certo senso, la scelta di Dio di lasciarlo in vita per tanti anni, nonostante le oggettive sofferenze è uno scandalo in senso evangelico.
Uno scandalo perché mentre gli anni si aggiungevano alla vita di zio Giulio, tante persone anche molto più giovani, con figli da mantenere, ci hanno lasciato e questo pone sempre dei perché senza risposta. Uno scandalo perché la vita di zio Giulio, pur con tutte le limitazioni della malattia e della vecchiaia è stata una vita dignitosa e pienamente vissuta fino alla fine. Uno scandalo perché ci mette di fronte ai nostri limiti: alla maggioranza di noi basta il minimo contrattempo per farci cambiare umore.
Quella sua stanza al quarto piano assomigliava molto a quella camera alta che ogni tanto compare nel Nuovo Testamento e in cui si svolgevano diversi episodi importanti.
Tutta la vita di zio Giulio si svolgeva nella sua camera da letto e i gesti che accompagnavano la sua quotidianità somigliavano un po' a dei veri e propri riti che non ammettevano distrazioni o superficialità. La stessa stanza era stata opportunamente adattata per poter svolgere al meglio tutte le operazioni.
L'ultima cena si volse in una certa camera che Gesù aveva appositamente preparato. Per la preghiera Gesù invitava ognuno a rinchiudersi nella propria cameretta e da lì pregare il Padre nel silenzio. Solo il Padre può sapere cosa succedeva in quella camera diventata sempre meno camera da letto e sempre più tabernacolo in cui un corpo debole e malato svelava la piena vita e la salute dell'anima. Un corpo che era diventato esso stesso preghiera, sacrificio e offerta al Dio vivente.
Anche dopo l'ascensione di Gesù, negli atti si legge che gli apostoli e Maria tornarono a Gerusalemme e salirono nella sala di sopra. Nella sala di sopra della sua casa era stata portata Tabità, morta e poi risuscitata da Pietro.
Io sono stata una semplice testimone silenziosa di questi fatti e non sono assolutamente in grado di comprenderli appieno ma sento il bisogno di fermare con la scrittura i pensieri che sgorgano dal cuore.
Ciao Giulio, hai lasciato un grande vuoto in tutti noi ma abbiamo la certezza che hai raggiunto la tua meta in paradiso.